Prima, però, dobbiamo aggregarci, condividere obiettivi e stati
d’animo, poi potremo fondare una Nuova Civiltà, o quantomeno
fornirne i presupposti.
La fondazione di una nuova civiltà,
evitando di tentare di trasformare il mondo di provenienza e invece
allontanandosene, si chiama speciazione. (La speciazione è un
processo evolutivo grazie al quale si formano nuove specie da quelle
preesistenti. In anni recenti il concetto, è stato riproposto come
modo evolutivo per superare la crisi: in chiave di evoluzione
culturale, da Igor Sibaldi, autore di numerosissimi libri, tra cui
La specie nuova, come superamento dell’antropocentrismo, da Leonardo
Caffo, autore tra l’altro de Il post-umano contemporaneo come
speciazione).
L’idea di ArtistPride nasce dalle
analogie tra il mondo dell’arte e quello LGBT organizzato nel
GayPride: fragilità identitaria, opacità di ruolo, balordo
riconoscimento sociale, incertezza operativa, marginalità, obiettivi
fumosi, riconoscimenti precari. Questa situazione si ribalta
dall’individuo alla collettività e viceversa, determinando
inconsapevolezza, depressione e sfiducia. Il mondo LGBT, col Gay
Pride, ha sublimato e risolto almeno in parte queste debolezze: si è
riappropriato della propria vita, si è coraggiosamente organizzato
ed esposto per manifestare vitalità e fierezza.
I problemi di coloro che gravitano nel cosmo artistico sono
paradossalmente accresciuti dalla popolarità di cui, oggi, gode
l’arte.
Le scuole dove si insegna arte – o
qualsiasi cosa a essa riconducibile – sono cresciute
esponenzialmente in numero e in studenti. Non mi riferisco solo alle
Accademie, ma anche ai corsi di grafica, design, moda, scrittura
creativa, poesia, recitazione, canto, musica, filodrammatiche,
premi, residenze e chi più ne ha più ne metta: tutte declinazioni
della medesima cosa – l’Arte – a cui è assegnata una speranza
salvifica. Purtroppo la pletoricità delle scuole le trasforma in
fabbriche di infelici.
L’arte è diventata una merce di consumo e una voce del PIL. Non c’è
città o Paese, azienda o banca, che non proponga mostre più o meno
grandi, più o meno sensate. Anche il mercato dell’arte ha conosciuto
uno sviluppo inimmaginabile, per quanto distorto: oltre alle mostre,
tanto social, collezionisti, aste, premi, biennali, quadriennali
eccetera.
La società della Fine del lavoro ha
generato disoccupazione e moltiplicato il tempo libero, che viene
malamente occupato con attività estemporanee veicolate dai social.
Si tenta di tamponare la frustrazione affidandosi all’arte che, tra
le varie possibilità di evasione, appare la più nobile e dignitosa:
una promessa di prestigio e persino notorietà. La fuga nell’arte
poggia su chiacchiere fiabesche, sul sentito dire di vite fuori dal
comune, sulla possibilità di essere considerati unici, rari,
preziosi e desiderabili. Ciò ha generato una massa di individui
attratti dall’arte, che la praticano, che si dichiarano artisti, che
ambiscono a esserlo, che la studiano, perfino alcuni che lo sono
davvero.
IL VALORE UNIFICANTE DELL’ALTERITÀ
L’ecumene dell’arte – oltre qualsiasi pensiero, intenzione, teoria,
fantasia, comportamento – è unificato da un unico tratto comune:
l’alterità, la differenza, il desiderio di essere diversi e altrove,
di non far parte di questa società, di marcare visibilmente la
distanza e la non appartenenza. A costoro – agli artisti – non basta
il mondo così com’è: desiderano altro, pensano diversamente,
vogliono ciò che ancora non c’è, ipotizzano, fantasticano,
prefigurano e – nei casi migliori – immaginano e progettano il mondo
che sta per essere.
Gli artisti hanno la sensazione che
il mondo della specie madre – della società – sia stretto.
Desiderano qualcosa di più rispetto alla realtà esistente, quindi si
pongono in posizione autonoma e separata. Il Potere esercita il suo
controllo isolando le persone e, negli ultimi decenni, lo fa con i
social, una pseudo comunicazione che separa e aliena. Il Potere
ostacola la formazione di nuove specie che nascono dai gruppi che si
aprono al nuovo, che cercano ciò che ancora non esiste o non si
possiede.
È arrivato il momento che gli artisti
imbocchino la nuova strada, ma devono farlo rapidamente. Il mondo
piccolo degli oligarchi, dei poteri occulti, della distrazione di
massa, della destra e della sinistra sta implodendo. Presto gli
artisti e gli uomini a una dimensione non potranno più comunicare
tra loro e si scateneranno conflitti dove, a perdere, saranno gli
artisti, già oggi indeboliti dalla marginalizzazione.
La politica ha fallito, ridotta a messinscena televisiva. Sono
inservibili i vari tentativi di rivendicazione perché la controparte
è evanescente e sarebbero annichiliti ipso facto.
Le classi dominanti sanno come tenere
sotto controllo le persone. Hanno messo a punto perversi meccanismi
di distrazione di massa: creano situazioni di stress come la crisi e
il consumismo (due facce della stessa medaglia), mettono in primo
piano problemi generici e contraddittori. Le comunicazioni di massa
si riducono all’ininterrotto storytelling di omicidi, stupri,
incidenti, vedove piangenti. Per distogliere l’attenzione dalla
possibilità evolutiva, l’umanità viene sistematicamente scoraggiata
e tenuta in una condizione di paura: il Potere è terroristico e
instilla il veleno della rassegnazione.
In questo periodo di profondo
cambiamento la specie madre – la società “reale” – è stanca, agli
sgoccioli, l’Italia è sull’orlo del default.
Per fortuna gli artisti esprimono alterità!
Lo fanno in vari modi, non tutti ortodossi e qualificati, a volte
ingenui, altre volte velleitari o protervi, ma tutti degni di
considerazione. Gli artisti professionisti lo fanno con
l’innovazione di opere che obbligano il mondo a fare i conti con
esse. Il giovanotto che vorrebbe essere artista lo fa con
atteggiamenti anticonformisti. L’adolescente che scrive poesie
sentimentali, cercando di nobilitare sentimenti acerbi. Lo
strimpellatore, sognando il successo della sua canzone. Il pittore
della domenica cercando di evadere dalla routine.
L’alterità è il primo passo verso
l’innovazione, verso la ricerca di modelli esistenziali. È la
ragione della volontà e della necessità dell’arte, esprime la
volontà di cercare la Terra promessa, di rifondare la civiltà
evitando di perdere energie confrontandosi con la società esistente.
Il problema ineludibile è la necessità di cambiare il mondo in cui
viviamo.
ArtistPride vuole far emergere e dare
dignità a queste energie sepolte, per creare i presupposti del
modello collettivo di evoluzione culturale e si pone la missione di
distaccare una specie nuova, diretta altrove.
LE POTENZIALITÀ DELL’ARTE
L’arte è estremamente più grande del boudoir esornativo che il
Potere le assegna. Orienta lo sviluppo
La Vita, la Civiltà e la Specie sono troppo importanti per essere
lasciate nelle mani dei politici, degli economisti, dell’industria e
del commercio, anche perché esse sono conseguenze dell’arte e non
viceversa. Definisce l’impensato Offre modelli esistenziali e
comportamentali su cui matura il desiderio del mondo che ancora non
c’è, ma che ci sarà, in quanto voluto e prefigurato. Progetta
l’evoluzione culturale
Esiste un “patto sociale” (reale ma taciuto) che le assegna il ruolo
di configurazione della civiltà. Per questo l’arte ha (o dovrebbe
avere) un riconoscimento culturale e un valore economico altissimi.
È all’origine dell’Innovazione
È un compito che assolve insieme alla scienza, infatti:
L’Arte è la Scienza del mondo interno.
La Scienza è l’Arte del mondo esterno.
È all’origine della ricchezza
Lo afferma J. A. Schumpeter (il maggior teorico del capitalismo),
secondo cui l’imprenditore introduce nuovi prodotti, sfrutta le
innovazioni tecnologiche, apre nuovi mercati, cambia le modalità
organizzative della produzione. L’imprenditore può fare questo in
quanto dispone sia dei capitali sia della capacità di innovazione.
La capacità di innovazione, aggiungo io, deriva dai modelli di Mondo
nuovo perennemente elaborati dagli artisti.
Restituisce, in valore d’uso, molto di più di quanto riceve in
valore di scambio
Gli artisti sono autentici benefattori dell’umanità, che
meriterebbero ben altra considerazione di quella che è loro concessa
dalla mercificazione delle opere.
Produce il meta–progetto sociale, culturale, comportamentale, del
lavoro e della produzione.
PROGRAMMA DI ARTISTPRIDE
ArtistPride ha obiettivi ambiziosi perché è cosciente della potenza
dell’arte.
Ha in programma la raccolta e la valorizzazione del colossale
giacimento di energie, conoscenze, esperienze, vite vissute,
speranze, ipotesi, silenzi, visioni, immaginazioni – cioè dei valori
olistici dell’Arte – per progettare le forme del Mondo nuovo.
È un’operazione analoga a quella dell’Encyclopédie, con la quale i
massoni illuministi consegnarono i saperi tecnologici alla borghesia
capitalistica, permettendo la nascita della civiltà nella quale
tuttora viviamo.
Quindi:
raccoglie coloro che hanno a che fare con l’arte, i vari punti di
vista e tutte le poetiche, purché orientate al bene comune.
Assume e attiva l’inespresso affinché diventi fruibile.
Mette in contatto le varie parti del sistema dell’arte, in modo che
tutti acquistino consapevolezza di tutti gli altri e si creino
prospettive collettive.
Afferma e promuove la necessità dell’Arte
Concludo.
L’arte ha per fine la creazione dei presupposti del mondo che si
vorrebbe.
Gli obiettivi dell’arte e quelli di ArtistPride sono coincidenti.
Quindi, dare vita ad ArtistPride significa realizzare un ‘immensa e
autenticamente nuova opera d’arte e come tale bisogna continuare a
pensarla e a farla vivere.
ADERIRE AD ARTISTPRIDE
Il primo passo è iscriversi al Gruppo di Facebook ArtistPride.it.
https://www.facebook.com/groups/ArtistPride.It/
Tutto dev’essere ancora pensato, progettato e attuato.
Quindi affrettatevi e rimboccatevi le maniche.
Buon lavoro.
Antonio Barrese
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