"È passato un anno da quando l’artista Matteo
Masiello ci ha lasciato. Proprio oggi il primo anniversario della
scomparsa. Il pittore bitontino, originario di Palo del Colle,
dov'era nato nel 1933, non ha ancora ricevuto, complice la pandemia,
quel che in termini di memoria avrebbe dovuto meritare. E se è vero
che verrà il tempo, è anche vero che di Masiello si deve
ricominciare a parlare, più sistematicamente.
Sull’artista è stato detto tanto, tuttavia si dovrà pensare
all’approfondimento critico e monografico su una presenza
interessante della seconda metà del '900, in ottica nazionale ed
oltre.
La cifra del dubbio; un'alterità ieratica, tentativo di eludere ogni
impotenza; l'ironia pensosa; una qual certa morfologia dell'asserto
sospeso.
Pittura filosofica. L'uomo di Masiello è in ricerca, roso ma non
vinto da quel dubbio, dimensione in cui si esibisce un tassello
interpretativo, un rimando, un possibile significato, lungi da
sentieri nichilisti. Il dubbio resta ancorato alla sua moderna
angoscia, riflettendosi però in un simbolo, ora alluso ora
manifesto.
Il tutto in un animo profondamente fanciullo. «Quando il
pittore termina un’opera la rimira, instaura con essa un dialogo,
nondimeno se ne compiace. Ma ecco un vuoto, uno stacco improvviso;
si insinua nel suo inconscio un riporto di dubbio e conclude che
l’unica certezza è che si è divertito con i pennelli, che ha giocato».
Così la «Confessione» del maestro in un’occasione editoriale, anni
fa.
Masiello suggestivo anche nelle poche ma calibrate parole, la cui
sorgente avvertivi provenire da un orizzonte di senso lontano da
qualsiasi aridità di spirito. Un figurativo monumentale, il suo,
tuttavia non soverchio: il contenuto, riflessivo e forse persino
conturbante, eppur così colorato, così vivo, conferma la radice nel
pensiero, nel tema dell’assenza, nel ricorso alle pause. Itinerari
in cui l’estetica stessa, gigante e non tronfia, ci invita a
valutare quel che ci precede o ci segue, di sicuro ci sovrasta.
Masiello va però ricordato come memoria viva.
Bitonto, Palo, Bari, Trani (dove molte sue opere sono ospitate a
Palazzo Beltrani) non dimentichino il discorso profondo di Matteo
Masiello: un discorso oltre la pittura e però suo trionfo, arte
piena, disputa attorno a domande di senso.
Gli uomini senza volto o dal volto ripetuto, la figura spezzata,
l’accenno insistente al volo: segni ad esprimere quesiti
sull'effettiva natura dell'individuo. Kafka, Borges, Sciascia,
Fellini tra i riferimenti «letterari» di Masiello (con
Coleridge, Pirandello ed altri), forse più influenti dei
pittori, pure evocati. Perché alle origini c’era il richiamo alla
parola, al pensiero e questo è stato l’autorevole discorso di
Masiello. Un discorso che continuerà ad esprimersi, purché ci si
metta in ascolto. La sua eredità lo merita ampiamente." -
Marino
Pagano
Dipinto di Matteo Masiello: 'Omaggio
a Kafka", olio su tela, cm 120 X 140 - 1999
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