Chi conosce Numero Cromatico sa che in questi anni non siamo mai
entrati nel merito delle politiche culturali adottate nel nostro
Paese. Abbiamo sempre avuto fiducia nel futuro e nella possibilità
di cambiamento. Abbiamo aspettato che gli organi di governo preposti
dessero giusta dignità alla ricerca in ambito artistico. Purtroppo,
ormai a quasi dieci anni dalla nostra fondazione, (con rammarico)
dobbiamo constatare che non è cambiato nulla.
L’Italia, paese in cui sono nate le
Accademie
di Belle Arti, è una delle poche nazioni al mondo in cui non è
ancora prevista la ricerca, in nessuna forma. Non esistono
dottorati di ricerca, non vengono erogati assegni o finanziamenti ad
hoc, non esiste l'impianto organizzativo, logistico e legislativo
presente invece in omologhi istituti universitari in Italia e nel
resto del mondo.
Certo, negli ultimi anni sono stati emanati diversi bandi di
finanziamento per attività artistiche, nazionali e locali, pubblici
e privati. Ma si tratta di palliativi, una sorta di balsamo per le
coscienze di chi li pubblica e spicci saltuari nelle tasche di chi
spesso i fondi a disposizione già li ha. Questi inoltre vengono
erogati per progetti di breve respiro, per eventi singoli o
sporadici e spesso per pagare le spese di produzione come, ad
esempio, i costi vivi di una mostra o di un’opera. In questi bandi
si scelgono i vincitori in base al CV, al numero di mostre, alla
quantità di pubblico potenzialmente raggiunto, al numero di workshop
o laboratori previsti per coinvolgere la cittadinanza,
all’appartenenza a istituzioni o fondazioni pubbliche o private.
Bandi in cui per la scrittura del “progetto scientifico” (quando
viene richiesto) sono previste lo stesso numero di battute delle
“strategie di comunicazione”.
Ma da quando il valore culturale di una ricerca estetica si valuta
in base al numero di mostre presenti in un curriculum?
Il blocco totale delle attività, dovuto alla tragica situazione che
stiamo vivendo, ha fatto emergere quanto sia fragile il sistema in
cui operiamo, ma soprattutto, quanto questo non tenga in
considerazione realtà come la nostra.
Dal 2011, abbiamo portato avanti un’idea di ricerca artistica
innovativa e senza precedenti, producendo mostre, conferenze,
master-class, eventi e pubblicazioni.
Lo abbiamo fatto con economie provenienti principalmente dalle
nostre tasche.
È indubbio che le associazioni culturali, gli spazi indipendenti e
gli enti del terzo settore, siano la spina dorsale delle idee, delle
iniziative, delle teorie e dell’aggregazione nel nostro paese.
Eppure in questo difficile momento sono quelle più colpite, perché
dimenticate dalle norme del governo e dai sussidi previsti. Tuttavia
noi crediamo che la ricerca artistica non possa essere lasciata
indietro, ma debba andare di pari passo con i progressi culturali e
sociali di un paese civile.
Siamo arrivati al punto di dover scrivere alle istituzioni, al mondo
dell’arte pubblico e privato, per porre l’attenzione sugli effetti
che l’attuale pandemia avrà sulle realtà artistiche come la nostra.
È evidente che chi non è colpito direttamente non si rende conto del
momento di estrema difficoltà che stiamo attraversando.
Inoltre, per chi come noi si trova a pagare l’affitto a un privato
(la sede di Numero Cromatico si trova all’interno del Pastificio
Cerere a Roma), il rifiuto di una riduzione delle condizioni
contrattuali non è in alcun modo contrastabile.
Gli sforzi fatti in questi anni per tenere in piedi
un’organizzazione e uno spazio pubblico sono stati tanti e
altrettante sono state le soddisfazioni. Proprio quest’anno siamo
stati nominati vincitori come miglior spazio indipendente in Italia
ad ArtVerona. Ma l’orizzonte che forzatamente sta emergendo davanti
ai nostri occhi è quello della chiusura, senza alcuna possibilità di
ripresa a breve termine.
Per questo motivo ci siamo appellati a tutti quelli che in questi
anni hanno avuto modo di conoscerci, lanciando una campagna di
fundraising per sostenere le spese di gestione fino al mese di
novembre.
Questa lettera ha l’obiettivo di far emergere il problema
sollecitando le istituzioni ad intraprendere politiche culturali che
possano sostenere la ricerca artistica nel lungo termine, in maniera
stabile e strutturata, e nell’immediato ad erogare finanziamenti di
copertura in risposta alla crisi scaturita dalla pandemia.
L’orizzonte che abbiamo davanti è tempestoso e le acque in cui
navighiamo sono torbide, è necessario invertire presto la rotta per
evitare che la nave affondi in condizioni avverse.
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