Federico Zeri nasce a Roma il 12 agosto 1921. Nel 1945 si laurea
all'Università di Roma con Pietro Toesca. Giovanissimo frequenta i
maggiori storici e critici d’arte, fra i quali Bernard Berenson,
Roberto Longhi, Giuliano Briganti, Mario Praz.
Entrato nella Soprintendenza alle Gallerie di Roma e del Lazio nel
1946, lascia definitivamente l’incarico nel 1955.
Con i primi viaggi a Parigi e a Londra, tra il 1947 e il 1948, entra
in contatto con conoscitori internazionali come Philip Pouncey,
Denis Mahon, John Pope-Hennessy e Frederick Antal.
Negli stessi anni frequenta anche i grandi collezionisti e antiquari
dell'epoca, fra questi Vittorio Cini, J. Paul Getty, Alessandro
Contini Bonacossi e Georges Wildenstein.
È Visiting professor presso la Harvard University di Cambridge
(Mass.) e la Columbia University di New York e dal 1975 al 1984 è
curatore del J.P. Getty Museum di Malibu.
Nel 1974, vero pioniere della comunicazione mediatica, Zeri
esordisce in televisione. Nei numerosi interventi per la RAI,
ininterrotti fino al 1997, ha raccontato la ‘sua’ storia dell’arte e
denunciato lo stato di abbandono del patrimonio italiano.
Dal 1993 è vicepresidente del Consiglio nazionale dei beni culturali
e nel 1995 è nominato membro associato straniero dell'Académie des
beaux-arts de l'Institut de France.
Firma i cataloghi di numerose collezioni italiane e americane e,
quando non viaggia, si isola nella sua casa di Mentana.
Nel 1998, il 6 febbraio, riceve la laurea ad honorem dall'Università
di Bologna e il 5 ottobre muore a Mentana.
Il conoscitore e i metodi di indagine
Controcorrente sin da giovane, Federico Zeri non aderisce in maniera
incondizionata alla tradizione storiografica che vuole Firenze e
Venezia epicentri dell’arte italiana, ma rivolge la propria
attenzione alle periferie artistiche. A lui si devono il recupero
filologico e storico di artisti dimenticati, ai quali restituisce
identità e nomi, la ricomposizione di complessi pittorici dispersi e
la riscoperta di un’intera geografia figurativa trascurata dagli
studi. Giorno per giorno, per mezzo secolo, racconta la sua storia
dell’arte con una scrittura chiara, limpida ed essenziale, ispirata
alla tradizione anglosassone e al linguaggio scientifico.
Federico Zeri è il conoscitore per eccellenza, il suo metodo di
studio si basa sull’analisi dei documenti e delle notizie storiche,
ma soprattutto sull’osservazione scrupolosa dell'opera d'arte, la
materia e la tecnica, lo stile e l’iconografia. Il riconoscimento
dell’artista trova conferma nell’esame comparativo che conduce sulle
immagini.
Infatti, come per Adolfo Venturi, Longhi, Berenson e Toesca, lo
strumento di lavoro indispensabile per Zeri sono le fotografie che
inizia a raccogliere dagli anni '40, creando il più grande archivio
privato al mondo sull’arte italiana, lasciato alla sua morte
all’Università di Bologna.
Mostre
d'arte:
GIORNO PER GIORNO NELLA PITTURA. FEDERICO ZERI E MILANO
Milano, Museo Poldi Pezzoli
11 novembre 2021 – 7 marzo 2022
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Ultimo
aggiornamento:
01-02-22
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