| 
			
			Federico Zeri è stato uno dei più grandi conoscitori e storici 
			dell’arte del Novecento. Spirito libero e anticonformista, come 
			amava definirsi, ma rigoroso, dotato di una memoria visiva 
			prodigiosa. Ha lasciato nei suoi scritti un patrimonio di 
			conoscenze, ricerche, attribuzioni, ancora oggi punti di riferimento 
			per chi studia la storia dell’arte italiana, in particolare per 
			alcuni ambiti come la pittura dal Duecento al Cinquecento. Il suo 
			strumento di lavoro, oltre alla sua vasta conoscenza del patrimonio 
			artistico, era la sua incomparabile fototeca, formata nel corso di 
			una vita, oggi patrimonio di tutti grazie alla Fondazione Federico 
			Zeri, che ha sede a Bologna presso l’Università “Alma Mater”.
 
 L’esposizione, a cura di Andrea Bacchi – direttore della Fondazione 
			Zeri di Bologna – e Andrea Di Lorenzo – direttore del Museo Ginori 
			di Firenze –, indaga e ricostruisce le complesse e variegate 
			relazioni intessute negli anni dal grande conoscitore con le 
			istituzioni, i musei e i collezionisti milanesi.
 
 Tra le realtà culturali che hanno avuto più stretti rapporti con 
			Federico Zeri spicca proprio il Poldi Pezzoli, cui lo studioso ha 
			sempre riservato parole estremamente lusinghiere nelle sue 
			comunicazioni pubbliche e al quale ha voluto destinare due dipinti 
			della sua raccolta: la Santa Elisabetta d’Ungheria eseguita da un 
			collaboratore di Raffaello, probabilmente da identificare in 
			Domenico di Paride Alfani (Perugia 1480 circa - 1553 circa), e la 
			Pietà di Giovanni De Vecchi (Sansepolcro 1536 circa - Roma 1614).
 
 “È un rapporto di amicizia, fiducia e stima reciproca – dichiara 
			Annalisa Zanni, direttrice del Museo Poldi Pezzoli– quello che ha legato il Museo e l’allora direttrice 
			Alessandra Mottola Molfino a Federico Zeri. Ricordo il suo impegno per la 
			campagna di raccolta fondi “Una dote per il Poldi Pezzoli”, il 
			prestito di un importante nucleo di sculture della sua collezione 
			nel 1989 per la realizzazione della mostra a lui dedicata “Il 
			conoscitore d’arte” e infine il lascito di due dipinti della sua 
			raccolta. Zeri conosceva bene il Museo, ne amava la qualità delle 
			opere ma anche della gestione e questa esposizione vuole essere il 
			nostro omaggio a lui come studioso ma anche come testimonianza del 
			suo forte impegno civile per la tutela del patrimonio artistico 
			italiano”.
 
 In mostra una trentina di opere: oltre ai due dipinti giunti al 
			Museo per legato testamentario dello studioso, sui quali verranno 
			presentate nuove ricerche e approfondimenti, saranno esposte altre 
			opere di grande interesse appartenenti a collezioni private e a 
			musei e di cui Zeri si è occupato nei suoi studi e nelle sue 
			pubblicazioni o di cui ha suggerito direttamente l’acquisto.
 Un nucleo assai significativo di dipinti è legato al nome di Donato de’ Bardi 
			(pittore di origine pavese, ma attivo prevalentemente a 
			Genova e in Liguria nella prima metà del Quattrocento), che fu 
			riscoperto e rivalutato proprio da Zeri in una serie di fulminanti 
			articoli pubblicati a partire dal 1973. Di Donato de’ Bardi saranno 
			presenti in mostra, riunite per la prima volta, anche tutte le 
			tavole di uno splendido polittico ricostruito da Zeri, che sono 
			divise fra due collezioni private e la Pinacoteca di Brera.
 
 A queste opere sarà accostata la Madonna allattante del Museo Poldi 
			Pezzoli che proprio Zeri aveva proposto di attribuire a Donato De’ 
			Bardi, mentre la critica attuale tende prevalentemente a riferire la 
			tavola ad Ambrogio Bergognone.
 
 Nella mostra sarà anche rappresentato, con opere di grande qualità e 
			importanza, un pittore itinerante singolare e interessante, spagnolo 
			di origine ma a lungo attivo in Italia fra la fine del Quattrocento 
			e i primi decenni del Cinquecento, dapprima a Firenze, nella bottega 
			del Perugino, poi a Roma, nei cantieri vaticani di Alessandro VI 
			Borgia, quindi a Venezia e in vari centri della pianura padana (tra 
			Cremona e Ferrara), prima di concludere il suo periplo attraverso la 
			penisola italiana nelle Marche, che divennero, tra Macerata e 
			dintorni, la sua sede definitiva e in cui si spense. L’artista in 
			questione è Johannes Hispanus, al quale Federico Zeri dedicò nel 
			1948 un fondamentale articolo di riscoperta che ruotava intorno alla 
			magnifica Deposizione di collezione privata – databile intorno al 
			1510 e firmata, punto di partenza imprescindibile per la 
			ricostruzione del catalogo delle sue opere –, che viene presentata 
			al pubblico per la prima volta in Italia.
 
 Accanto alla Deposizione verranno presentate altre due tele 
			dell’autore mai esposte al pubblico raffiguranti la storia di Cimone 
			ed Efigenia, dalla celebre novella del Boccaccio. (segue >>)
 
 
				
					
						| 
						Ufficio Stampa Museo 
						Poldi Pezzoli Ilaria Toniolo con Nicole De Facis 
						 
						ufficiostampa@museopoldipezzoli.org 
						02 45473800
 Museo Poldi Pezzoli
 Via Manzoni 12 – Milano
 Aperto dal mercoledì al lunedì 10.00 – 13.00 | 14.00 – 
						18.00 Biglietti 14/10 euro
 Info e prenotazioni www.museopoldipezzoli.it
 |  
				
			|   |  
			| 
				  | 
						| 
					 | 
			Ultimo 
			aggiornamento:  
			22-03-22 
			
							
							
							 | 
 | 
 |  |