Antonio Ottomanelli - Simple Future
 

Giovedì 24 Febbraio 2022 alle 18.30 inaugurerà la nuova mostra di Spazio Murat. Simple Future, curata da Francesco Zanot, è la prima personale a Bari di Antonio Ottomanelli che racchiude, attraverso un’installazione mobile e 16 opere fotografiche, una selezione del suo lavoro fino a oggi, una ricerca sempre in divenire che indaga le incongruenze, le storture, le evoluzioni dello spazio pubblico gettando uno sguardo sul futuro prossimo, attraverso la prospettiva multipla dell’architetto, dell’attivista, dell’artista.


Antonio Ottomanelli - Simple Future

L’esposizione Simple Future è centrata sull’omonimo lavoro di Antonio Ottomanelli, un’installazione composta da quattro elementi mobili che verrà assemblata nel corso della sua stessa durata, facendone non soltanto un’occasione di studio e contemplazione, ma anche di produzione attiva e concreta.

L'opera Simple Future è stata commissionata dalla fondazione VAF in occasione del premio biennale a cui Antonio Ottomanelli è stato invitato a partecipare. La premiazione si terrà a Kiel. Le opere selezionate faranno poi parte della collezione permanente esposta al Mart di Rovereto. L'opera è stata realizzata grazie alla collaborazione con STIIMA - CNR, Institute of Industrial Technologies and automation.

Progettata come un autentico cantiere di elaborazione artistica, l’esposizione si sviluppa intorno al tema del rapporto tra spazio pubblico (sicurezza) e spazio privato (libertà), questione universale che ha assunto particolare rilevanza nel corso degli ultimi anni con la penetrazione del conflitto all’interno del tessuto della città in occasione di numerosi attentati terroristici (Parigi, Bruxelles, Nizza, Londra, Barcellona, New York...) e con la riduzione degli spostamenti individuali seguita allo scoppio della pandemia.

L’opera Simple Future è formata da quattro parallelepipedi che riproducono la struttura di base di un’abitazione secondo il modello teorico dell’existenzminimum formulato dai maestri del razionalismo. Colmati di asfalto, i parallelepipedi (casseformi) mettono subito in crisi la distinzione tra spazio pubblico e privato: il pavimento diventa una strada; la casa è anche città. Messi in moto da un sistema di trazione, a partire da uno stato di calma iniziale i quattro elementi di Simple Future si muovono nello spazio circostante, invadendone alcune porzioni (lo spazio espositivo – pubblico – e quello degli spettatori – privato – si invertono) e generando diverse soluzioni planimetriche e urbanistiche. Sulla base di una sorta di coreografia minima, Simple Future entra in relazione con i visitatori, ne modifica gli spostamenti e la percezione, si muove insieme a loro.

La mostra si completa con circa 16 opere fotografiche disposte intorno all’installazione Simple Future su supporti che derivano da scarti di cantiere, che sono degli sfridi di pannelli di alluminio che descrivono una loro propria geometria dei pieni e dei vuoti. Estratte dall’archivio di Antonio Ottomanelli, le fotografie non appartengono a una singola serie, ma costituiscono una selezione di singole immagini appartenenti a diversi progetti realizzati dall’autore dall’inizio della sua carriera fino ad oggi. Si evidenzia così la continuità di una ricerca che fino dagli esordi aveva messo al centro i temi della sicurezza pubblica, del conflitto urbano, della forma della città come traccia di tensioni e ferite sociali, del controllo e della sorveglianza. Fotografie del Medio Oriente (Baghdad, Kabul, Gaza...), territorio sul quale Ottomanelli lavora estesamente da oltre un decennio rifiutando l’immaginario della guerra per concentrarsi sulla documentazione dei segni di ciò che la origina e la alimenta, si affiancano così a immagini riprese a New York, in Europa e in Italia. Al di là delle specifiche declinazioni locali, Ottomanelli investiga una serie di inclinazioni, urgenze e problematiche globali in un percorso che qui non solo mira a coinvolgere gli spettatori, ma li riguarda, avvicinando tra loro geopolitica ed esperienza quotidiana.


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Elaborati artistici di L. Basile