GIOVANNI MORGESE - “miserere”
Mostra di sculture e Proiezione del video-catalogo
multimediale: 'Giovanni Morgese – sculture in ferro 2009 –
2010'
A cura di: Franco De Marco, Giuseppe D’Amato e Pierre
Lassismore dal 20 Aprile al 15 Maggio presso ADSUM
artecontemporanea.

Inaugurazione: mercoledì 20 Aprile 2011 – ore 19,00
La mostra resterà aperta dal 20 Aprile al 15 Maggio
Orari di galleria: 10,00-12,30 /18,00 – 20,30
Festivi e giovedì pomeriggio chiuso
www.retearte.it - adsum.arte@libero.it
via Marconi, 5 (Palazzo della Meridiana) – Terlizzi(BA)
cell. 347 6502478 |
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Ferro come carne dura, sorda
dell’uomo nel crogiuolo del fonditore, fuoco inestinguibile
che purifica e separa, che incide, buca, taglia e rende
ciechi, monchi, zoppi, segni, simboli, linee sintesi di un
irruente presente logos incarnato in materia ribelle.
La mostra documenta il lavoro di alcuni anni dell’artista
Giovanni Morgese incentrato sulla ricerca scultorea in
ferro.
L’ intensa attività artistica inizia negli anni ’80 durante
i quali si mette in evidenza per la sua originale ricerca
segnico-simbolica orientata verso l’analisi di realtà
arcaico-religiose.
Negli anni ’90 il discorso artistico si orienta in direzione
solidaristico-umanitario: legnetti di risulta diventano
sculture “povere” ricche di profonda umanità e di
spiritualità.
Nel 2000 rappresenta la violenza reale e tangibile
attraverso l’indagine del proprio volto che perde la sua
identità fisica e diventa maschera di dolore identificandosi
così con l’umanità sofferente nell’attesa di un nuovo
giorno.
Nel 2008 un nuovo materiale, il ferro, diventa il mezzo
espressivo di Morgese. Parte dalla figura: sagome di lamiera
dal contorno irregolare e frastagliato. Figure ridotte
all’essenziale e prive di volume, simili ad ombre, forate,
attraversate da segni e simboli: figure come microcosmi di
realtà più grandi. Ma ben presto il bisogno di passare dalla
figura al segno. Alla linea e al simbolo, infatti, è
affidato il compito di ‘scrivere’ la realtà dell’uomo, il
dramma esistenziale, il suo destino, in maniera leggera,
trasparente. Le opere prodotte in questa mostra infatti sono
realizzate assemblando resti di materiale ferroso o
utilizzando lamiere sagomate in forma di figure umane
fortemente stilizzate e simboliche. Queste si svuotano e si
liberano da tutto ciò che le lega alla materia pesante. Per
“dire” il dramma dell’esistenza, la dimensione verticale, la
spiritualità. Si passa, così, dalle sagome umane alle linee
e ai simboli dove il tutto diventa più essenziale e
minimale.“Miserere” è il grido dell’ uomo provato nel
crogiuolo della vita, alla ricerca di senso e di salvezza.
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