"[...] In quella che oggi è la casa museo
Osvaldo Licini, nella
piazzetta in cima al cocuzzolo su cui è arroccato il paese, Licini
era nato da una “famiglia di contadini proprietari”, come scrive nel
1929 nel questionario predisposto dall’editore Scheiwiller per
riprodurre le sue opere nella collana Arte Moderna Italiana.
Qui i genitori, trasferendosi a Parigi, l’avevano inspiegabilmente
lasciato, ancora bambino, alle cure del patriarca, il nonno paterno
Filippo, portando invece con loro nella ville lumiere la sorella
Esmeralda, nata due anni dopo Osvaldo. Il nonno Filippo era perito
agronomo e aveva avuto la capacità di cogliere il suggerimento
datogli dal maestro di Osvaldo riguardo le sue doti artistiche e di
farlo iscrivere all’Accademia di Bologna.
A Monte Vidon Corrado Osvaldo torna durante le pause estive negli
anni dell’Accademia di Bologna e qui nel 1913 scrive i Racconti di
Bruto. Poi, dopo il periodo dell’Accademia di Firenze, la chiamata
alle armi, il ferimento sul Podgora, inizia un decennio in cui
Licini, dal 1917 al 1926 si divide tra la Francia e le Marche, lì
frequentando il vivace ambiente artistico parigino, esponendo al
Salon d’Automne, al Salon des Indépendent, alle Cloiserie de Lilas,
incontrando nei caffè di Montparnasse Picasso, Cocteau, Modigliani,
al suo paese frequentando gli amici del cenacolo intellettuale
fermano, i fratelli Catalini, Acruto Vitali, insegnando alle scuole
tecniche di Fermo e finendo nei guai per amore della giovane Ave.
Nel 1925 conosce al Cafê du Dôme di Parigi la giovane pittrice
svedese Nanny Hellström, originaria di Göteborg che era lì per
studiare all’Académie Julian e seguiva le lezioni di André Lothe.
Per lei è amore a prima vista, i due si fidanzano.
Ma è a Monte Vidon Corrado, nella casa di famiglia, che torneranno
nel 1926 per sposarsi il 20 dicembre di quell’anno e condividere
l’isolamento in un luogo caratterizzato da una dimensione di arcaica
naturalità. A trentadue anni Licini dunque compie la sua scelta con
un atto di assoluta libertà: Monte Vidon Corrado è per lui il luogo
della creazione. Quel silenzio, quel paesaggio che ha impressa la
medesima cifra cosmica delle leopardiane colline recanatesi, la
scansione del tempo dettata dall’avvicendarsi delle stagioni e dai
lavori agricoli come nei portali delle cattedrali medievali, creano
la condizione favorevole per assimilare e rielaborare in una
personalissima sintesi le suggestioni letterarie, filosofiche,
pittoriche che coglieva attraverso letture, scambi epistolari con
amici intellettuali, viaggi in Europa, visite a mostre e luoghi
d’arte.
“Adesso guardiamo dalle finestre crescere la primavera e i
cambiamenti rapidi del cielo e dei verdi, e ci divertiamo come a
teatro” scrive Osvaldo Licini all’amico Felice Catalini il 5 aprile
1932, includendo in quel plurale la condivisione con sua moglie
della fascinazione per il paesaggio marchigiano, tema dominante
nella fase figurativa, in quella astratta e nel figurativismo
fantastico.[...]"
La regione delle madri. I paesaggi di Osvaldo Licini
CENTRO STUDI OSVALDO LICINI
Piazza Osvaldo Licini, 9 63836 - Monte Vidon Corrado - Marche
dal 25/07/2020 - al 08/12/2020
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Ultimo
aggiornamento:
22-03-22
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