Heinz
Berggruen è stato uno dei maggiori mercanti d’arte del secondo
Novecento con la sua galleria di Parigi, e al tempo stesso un
collezionista straordinario, la cui magnifica raccolta, dal 2000
proprietà dei Musei Statali berlinesi, è ospitata nella prestigiosa sede
di Charlottenburg.
Esordisce giovanissimo come giornalista a Berlino ma a causa delle sue
origini ebraiche è costretto ad emigrare, prima in California e poi a
Parigi dove, nel 1947, fonda la Galerie Berggruen. Nel 1996 torna a
Berlino con la sua magnifica collezione di opere d’arte, poi divenuta il
Museum Berggruen.
Nei brevi racconti autobiografici di “Ricordi di un mercante d’arte”,
arricchiti da aneddoti vivaci e spiritosi, l’autore ci fa entrare in
confidenza con i suoi amici artisti, a cominciare da Pablo Picasso, cui
l’ha legato un lungo rapporto personale...
“Picasso, dunque, chiamò Kahnweiler e gli disse trionfante: ‘Ho appena
comprato la Sainte-Victoire di Cézanne’.
Kahnweiler, da austero studioso d’arte tedesco, gli rispose: ‘Che
interessante, mi congratulo con lei! Quale versione ha potuto comprare,
di quel quadro meraviglioso?’. (Occorre sapere che di quel celebre
paesaggio esistono più di venti versioni.) Picasso replicò: ‘Non ho
comprato nessuna versione, monsieur Kahnweiler, ho comprato la vera
Sainte-Victoire, il paesaggio, la terra, il suolo su cui Cézanne dipinse
la sua Sainte-Victoire’. E Kahnweiler, interdetto e come sempre poco
spiritoso, dichiarò deluso: ‘Ah, niente quadro, che peccato! Ma mi
congratulo ugualmente, cher Picasso!’.
Quel che Picasso non gli raccontò era che, attraverso l’acquisto del
castello, egli sarebbe entrato forse in possesso anche di un titolo
nobiliare, di cui naturalmente poi non avrebbe fatto uso. Forse d’ora in
poi avrebbe potuto farsi chiamare duca di Vauvenargues, fu questo che
raccontò a tutti i suoi amici – il geniale Picasso era anche un
mattacchione.”
Ma anche Henri Matisse, Alberto Giacometti, Joan Miró. Come pure con i
colleghi mercanti, con i clienti illustri e a volte capricciosi, con
personalità speciali come Frida Kahlo, Gertrude Stein, Gianni
Agnelli...“del capitano d’industria, Agnelli il donnaiolo, Agnelli il
fanatico di calcio” del quale si conosce tutto, l’autore svela che il
carismatico Avvocato amava la pittura moderna: “era un po’ il suo jardin
secret”.
Nella veste di mercante d’arte a Parigi e più tardi a New York,
Berggruen ebbe a intervalli regolari il privilegio d’incontrarlo e
quindi di contribuire alla sua notevole collezione. Agnelli amava i nudi
di Modigliani, le silenziose nature morte di Morandi, i colori saturi
dei sensuali dipinti di Matisse degli anni Quaranta. Da Heinz Berggruen
Agnelli acquistò, tra l’altro, un importante olio del futurista Severini
dell’epoca della II Guerra Mondiale...
E' un libro che vi consiglio perché racconta l’arte del Novecento con
una prosa più che scorrevole, da un punto di vista particolare, oltreché
privilegiato: quello del mercante d’arte che, in questo caso, potremmo
definire, abile e fortunato.
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