La
storia di Antonio Papasso abbonda di testimonianze che ne riconoscono un
operare creativo ricco di qualità e di novità: quelle di Elio Filippo Accrocca, Giulio Carlo Argan, Riccardo Barletta, Germano Beringheli,
Gillo Dorfles, Luigi Ferrarino, Carlo A. Madrignani, Giorgio Ruggeri,
Roberto Sanesi, Edoardo Sanguineti, Miklos N. Varga, e di tanti altri
tra critici, scrittori e poeti che hanno disseminato il suo cammino
artistico.
Ricostruire la sua storia non mi è stato facile per la scarsa
propensione di Papasso ad archiviare la documentazione che lo riguarda,
cosa peraltro assai diffusa tra gli artisti. Scoprire che oltre ai
testi, le recensioni, le poesie a lui dedicate vi fosse una cospicua
documentazione epistolare dei rapporti intercorsi con gli illustri
personaggi che lo hanno incoraggiato dagli anni 70 ad oggi, insieme a
quella relativa alle importanti istituzioni pubbliche che conservano in
permanenza le sue opere, mi ha dato molta soddisfazione.
Papasso nasce nel 1932 a Firenze, ma è solo nel 1970 che inizia a
dedicarsi all'arte. Ispirato da alcune massime picassiane, tra le quali:
"Non ho mai visto i colori lottare tra loro" egli inizia con lo
sperimentare in libertà, forme e colori. Applica questo principio
accostando colori stridenti e contrastanti ad immagini figurative,
realizzando piccoli lavori, oggi dispersi. (nota dell'artista: li tenevo
chiusi in un cassetto perché inaccettati dal mondo esterno). Col tempo
Papasso si rende conto che quei colori che apparivano così ostili tra
loro, si acquietavano trasformandosi in nuove armonie. Da queste
esperienze nascono le sue prime stampe da incisione: paesaggi campestri
e lacustri che deciderà di firmare con lo pseudonimo di Antigone. Si
tratta di opere che molto più tardi verranno acquisite dalla Bibliotheque Nationale de France.
Papasso continua la sperimentazione con l'incisione e la stampa,
pubblicando nel 1976 una raccolta di cinque stampe - eseguite con le
tecniche dell'acquaforte, dell'acquatinta e della puntasecca - dal
titolo "Genealogia". E' la prima opera incisoria a firma Papasso che gli
permette di chiudere con il passato.
Successivamente, muovendosi nell'ambito della pura creatività, prendono
forma le raccolte incisorie "Canta" (1981), "Re/spira" (1982), "Forma
Naturæ (Archetipi & C.)" (1985) e "Promemoria / Pro memoria" (1986/92),
poi acquisite da istituzioni pubbliche come il Museum of Modern Art (MoMA)
di New York, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Bibliothèque Nationale
de France di Parigi.
L'occulta esperienza di Antigone continua parallelamente a quella del
Papassoincisore: dalla loro fusione nasce, come per caso, un nuovo
linguaggio, una sua personale espressione basata sull'uso di soffici
veline. Mi riferisco ai suoi primi papiers froissés, allora tutti
bianchi e simmetrici, che nel 1979 l'artista espone a Milano, alla
galleria Zarathustra, presentati da Roberto Sanesi e che ripropone nel
1982, sempre alla Zarathustra, in una nuova mostra presentata da Gillo Dorfles.
Per Papasso, i papiers froissés costituiranno l'elemento catalizzatore
che lo spingerà ad essere più vero: si concentra sul fare creativo e si
avvia ad una singolare formatività che viene da lontano e che solo il
tempo rende riconoscibile. Un linguaggio semplice, aperto, che dispone
alla libera percezione e a comprenderne i valori: "è come se l'artista
si sostituisse al contadino il quale, dopo aver preparato la terra per
mettere a dimora il seme, attendesse il germogliare, la crescita della
pianta, la produzione dei frutti senza un successivo intervento", per
citare lo stesso Papasso.
I titoli delle opere, laddove sono presenti, non sono generici e neppure
indicativi: forse evocativi o provocatori. Sembra proprio che egli
desideri accompagnare lo spettatore con un "Senza Titolo".
A volte, a causa di una profonda inquietudine, si isola: durante quei
periodi riflette e continua la sua sperimentazione. Come sta accadendo
negli ultimi tempi, con il suo interesse per la fotografia digitale:
aiutato da questa tecnologia, egli riproduce alcune opere in una luce
diversa, nel tentativo di evidenziare le suggestive tridimensionalità
create dalle carte stropicciate e dagli altri inserti materici.
Per quanto riguarda la sua discontinua attività espositiva più di
recente, dopo la mostra che si è tenuta nella Sala Consiliare del Comune
di Bracciano nel 1999, Papasso si ritira per l'ennesima volta e
ricompare solo nel 2004 alla Facoltà di Italianistica dell'Università di
Firenze, per partecipare ad una esposizione collegata alla presentazione
del libro a cura di Tommaso Lisa intitolato: " Pretesti Ecfrastici.
Edoardo Sanguineti e alcuni artisti italiani ".
Seguono, nel 2006, le mostre antologiche che ho avuto il piacere di
curare al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea (MLAC) dell'Università
"La
Sapienza" di Roma (gennaio) e al Museo Storico dell'Aeronautica Militare
di Vigna di Valle, Roma (ottobre-novembre).
In questo libro, per il quale ho scelto il titolo: " Antonio Papasso.
Elogio del leggero ", grazie alle numerose immagini e ai testi che lo
compongono, avremo la possibilità di immergerci nelle sottili atmosfere
che circondano le opere dell'artista.
Cinzia Di Bari
Antonio Papasso - Elogio
del leggeroo
A cura di Cinzia Di Bari
Apparati
Mauro Griva (webmaster@papasso.net)
Traduzioni
Richard Bates e Linda Jordan
Fotografie
Marco Manenti - Antonio Papasso
Impaginazione e grafica
Cinzia Di Bari
Carlo Garagnani, Marzia Silo (info@garagnanipubblicita.it)
Luogo e anno di
pubblicazione
Città di Castello (Perugia), ottobre 2006
Nome e domicilio dello
stampatore
Litograf Editor s.r.l., Città di Castello (Perugia)
Copyright
Antonio Papasso |