La materia è il colore

di Paolo Levi e Virgilio Patarini

 

   

COPERTINA DE " La materia è colore"

Paolo Levi e Virgilio Patarini presentano la ricerca e la poetica di venti artisti emergenti che, nell'ambito di una pittura di una spiccata matrice informale, indagano la forza e la capacità evocativa di materiali non pittorici. Questi gli artisti presenti: Stefano Accorsi, Walter Bernardi, Alberto Besson, Esa Bianchi, Marta Boccone, Grazia Borrini, Anna Maria Bracci, Carlo Ambrogio Crespi, Siberiana Di Cocco, Marie Es-Borrat, Giulio Greco, Ezio Mazzella, Maurizio Molteni, Guido Oggioni, Luigi Profeta, Raffaele Quida, Alessandro Rossi, Rosa Spina, Fabrizio Trotta, Lyudmila Vasilieva. Gli stessi artisti sono inoltre protagonisti di una mostra itinerante che ha toccato, a maggio, la Galleria Zamenhof di Milano e il Castello Estenze a Ferrara. Sono previste altre tappe al Castello Malaspina a Massa e Castello di Carlo V a Lecce.

 

(Dalla prefazione del catalogo)


"Questo progetto editoriale (e le relative mostre, ndr) si fonda su di una voluta ambiguità.
Si tratta di un’ambiguità che si annida innanzitutto nel titolo e che poi striscia di pagina in pagina, di autore in autore, di quadro in quadro, inoculando di tanto in tanto il suo distillato velenoso. Ma lo scopo di questa sorta di avvelenamento, che con un pizzico di immodestia potremmo definire ‘ermeneutico’, non è quello di uccidere il fruitore, nè di annichilire le sue facoltà vitali, sensoriali, intellettive, ma al contrario di condurlo in uno stato di percezione leggermente alterato, solleticando quelle facoltà, allo scopo di suggerire una visione leggermente differente, forse ‘sottilmente’ differente, di quella che comunemente si intende, da più di mezzo secolo, come ‘Pittura Informale’.
 

Nel corso dei mesi di preparazione del volume ogni volta che abbiamo parlato del progetto con un artista che si pensava di coinvolgere, al nostro interlocutore il titolo pareva sempre chiarissimo. Se si trattava di un pittore che praticava una pittura astratta fondata sulla forza del colore, costui, ponendo l’accento sul secondo termine del titolo, ovvero ‘il colore’, traduceva il tutto come se l’oggetto fulcro di attenzione del progetto fosse, appunto, il colore. Come se il titolo significasse: ‘la materia’, ovvero ‘l’argomento’ trattato da questo libro ‘è il colore’. Viceversa se si trattava di un artista che dipingeva quadri spiccatamente ‘materici’, utilizzando materiali non convenzionali, egli intendeva il titolo come se si dicesse: ‘la materia viene utilizzata al posto del colore’.
 In effetti entrambe le interpretazioni sono accettabili, tant’è che nello scorrere le pagine di questo volume si potranno facilmente individuare esemplari di entrambe le ‘razze’ di pittori, oltre ad un gruppetto di ‘ibridi’ che costituiscono a tutti gli effetti una sorta di trait d’union tra i due differenti ceppi principali.
 

Tanto per essere chiari, appartengono al gruppo dei ‘coloristi’ puri: Stefano Accorsi, Walter Bernardi, Alberto Besson, Ezio Mazzella, Lyudmila Vasilieva. Quelli che potremmo definire ‘materici’ puri (che utilizzano materie meno convenzionali) sono invece: Marta Boccone, Anna Maria Bracci, Siberiana Di Cocco, Guido Oggioni, Luigi Profeta, Rosa Spina, Fabrizio Trotta (anche se quest’ultimo appartiene, con opere diverse, a pieno titolo anche al primo gruppo). Per così dire ‘a metà strada’ si attestano invece: Esa Bianchi, Grazia Borrini, Carlo Ambrogio Crespi, Marie Es-Borrat, Giulio Greco, Maurizio Molteni, Alessandro Rossi, Raffaele Quida.
Il fatto è che dopo l’irruzione sulla scena artistica di ‘pittori’ come Alberto Burri, Antoni Tapies,
Jean Fautrier e tanti altri protagonisti del cosiddetto ‘Informale’ il concetto di quadro, di ‘opera pittorica’ è profondamente cambiato.
 

Fatta eccezione, infatti, per i cinque che abbiamo definito ‘coloristi puri’, gli altri quindici artisti qui selezionati si muovono, in un modo o in un altro, sulla scia dei summenzionati Maestri europei, approfondendone temi, materiali, idee. Alcuni sperimentando nuove, inconsuete materie. Altri sviluppando spunti compositivi e perfezionando la perizia esecutiva nell’utilizzo di materiali già entrati nella vulgata informale (tela di sacco, sassi, ferro, ecc.). Ma quale che sia l’approccio, dimenticatevi l’olio su tela. O l’acrilico su tavola. O su carta. Stoffa, legno, gesso, argilla, pietre, intonaco, ferro, carta, vetro, corda, plastica, perline colorate, spezie, liquirizia: sono queste alcune delle “materie” di cui si compongono le opere di questi quindici artisti, riportate su tela, su tavola, o avvoltolate su telai oppure utilizzate per realizzare bassorilievi. È un tripudio di quello che in linguaggio tecnico si definirebbe “tecnica mista”. Anche se poi è talmente preponderante e “significante” la scelta dei materiali utilizzati che è impossibile usare questa generica dicitura convenzionale (“tecnica mista”) senza provare un moto profondo di ribellione e un’esigenza di precisione nella descrizione. Anche perchè la scelta dei materiali è in questo caso termine dialettico essenziale nel processo di creazione. E l’azione dell’artista ci appare maieutica.
 

Come si diceva sembrano far eccezione Accorsi, Bernardi, Besson, Mazzella e Vasilieva. Ma ad una attenta analisi appare evidente come costoro, in effetti, utilizzino l’olio su tela con tecniche e soluzioni stilistiche tali da trasformare a loro volta il colore in materia inconsueta, spiazzante. Specie se considerati accanto agli altri autori più ‘materici’. Ed ecco che la giustapposizione dei diversi gruppi di opere e artisti ci rivela un’altra piccola ‘verità’, una piccolissima verità che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi e che forse anche per questo non abbiamo mai visto: anche i colori ad olio sono materia.
 

Oltre a ciò possiamo osservare come in tutti gli artisti selezionati prevalga una certa essenzialità, non solo nella scelta dei materiali, e nel rigore del loro utilizzo, ma anche nella composizione e nell’utilizzo del colore. Non è un caso che affiorino così frequentemente disegni essenziali e forme talvolta vagamente archetipiche, che contribuiscono non poco a fare di questi quadri o sculture delle opere “originarie” oltre che “originali e costituiscono poi la base armonica grazie alla quale la materia di cui è fatta l’opera può, per così dire, “cantare”.
Ecco, sì. È questo che fanno questi artisti qui radunati: come antichi sciamani, con opere che sono al tempo stesso totem e piccoli templi e arcani incantesimi, fanno “cantare” la materia." -  Virgilio Patarini

 

Gli autori


Paolo Levi, critico d’arte, giornalista, saggista, autore di volumi monografici, unisce alla competenza in tale settore una solida esperienza sui rapporti nazionali e internazionali tra arte e finanza.
E’stato membro del Consiglio di Amministrazione della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino negli anni 1970/75 e membro del Consiglio Direttivo della Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino negli anni 75/80.
Dal 1969 al 1979 è stato capo redattore e responsabile del settore libri e cataloghi, editorialista di Bolaffi Arte, presso la Giulio Bolaffi editore.
Dal 1969 è consulente del Catalogo d’Arte Moderna, oggi edito dalla Giorgio Mondadori.
E’ autore di volumi monografici e consulente di edizioni dedicate ai cataloghi generali di artisti contemporanei, pubblicati presso la stessa casa Editrice. Già direttore Editoriale della Giorgio Mondadori, attualmente ne è diventato consulente: in tale veste ha collaborato a varie riviste del Gruppo ( Arte, Bell’Italia). Ha seguito direttamente, fra l’altro, il Catalogo Generale Ragionato dell’opera pittorica di Renato Guttuso e quelli di Mario Tozzi e Antonio Bueno e Xavier Bueno.
Nel 1980 per conto della Regione Piemonte è stato prefatòre del catalogo della mostra dedicata ad Auguste Rodin.
 

Nel 1990 presso il Principato di Monaco ha curato un’antologica dedicata a Giorgio de Chirico, manifestazione trasferitasi in seguito a Tokyo e a New York.
Nel 1994 ha pubblicato, edito dalla Editoriale Giorgio Mondadori, “Le Tavolozze di Narciso - Storie di artisti del nostro tempo”.
Nel 1995 per conto dello Stato Maggiore della Marina Militare Italiana ha curato un’antologica dedicata ad Aligi Sassu.
 

Ha collaborato con la Regione Piemonte per una mostra sul capolavori della pittura piemontese dell’800.
Ha collaborato con le testate Capital ed Europeo della RCS Rizzoli, con articoli relativi ad arte e mercato e con AD. Negli anni ‘80 ha creato, con Ludovico Besozzi la pagina “Artescambio” per il Sole 24 ore della domenica, collaborazione dall’ ’84 alI’ ‘88.
E’ titolare della rubrica d’arte sul quotidiano La Repubblica di Torino.
Ha concluso nel dicembre del 1998, per conto dell’Alberto Bolaffi di Torino, una convenzione quinquennale con l’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte per la Sala Bolaffi di via Cavour, spazio espositivo nell’ambito delle mostre da dedicarsi agli allievi più importanti usciti dall’Accademia Albertina dal secondo dopo guerra ad oggi.
Nell’anno 1997-1998 ha curato, per conto della Sda Express Courier, una serie di importanti manifestazioni espositive dedicate al ‘900 europeo.
Ha realizzato per il Museo Borgogna di Vercelli una mostra dedicata ai Maestri Olandesi e Fiamminghi.
 


Virgilio Patarini è un operatore culturale e un artista poliedrico: scrittore, drammaturgo, regista, curatore di mostre e cataloghi d'arte, pittore, editore.
Dal settembre 1999 al giugno 2002 è stato il direttore artistico del Centro Culturale presso la Basilica di San Celso a Milano, dove nell'arco delle tre stagioni (1999-2000, 2000-2001 e 2001-2002) ha diretto e organizzato 25 mesi di programmazione per un totale di oltre 100 mostre, circa 30 conferenze, 50 concerti ed altrettanti spettacoli e recital poetico letterari .
Come scrittore ha avuto importanti riconoscimenti: al Premio Ugo Betti nel 1992 per il testo Ivan e il maestro, al Premio IDI Autori Nuovi nel 1995 per Vuoti di scena, al Premio Vallecorsi nel 1996 per Tutta colpa di Ponzio Pilato. Dal giugno 2002 è direttore della rivista Le 7 Arti.
Di Patarini sono stati pubblicati da Apollo e Dioniso Edizioni i seguenti testi: Il diario di un pazzo, La fuga dei giorni, Forte come la morte è l'amore. Da I libri delle muse sono stati pubblicati il racconto Il prigioniero e la raccolta di poesie I fiori del silenzio.
 

Come regista dal 1989 ad oggi ha diretto la messa in scena di oltre trenta spettacoli.
Come critico d'arte e curatore di mostre ha curato oltre cinquanta allestimenti di mostre di artisti di varia vocazione (dal figurativo all'informale: Abbiati, Bozzini, Butera, Bracci, Canetti, Crespi, Cuman, Della Torre, Naspro, Venzi, Vassileva ... e moltissimi altri). Tra le più rilevanti segnaliamo la personale di Gino Cosentino intitolata Mater Materia (Spazio espositivo Area Banca, Milano, via Dante 3, maggio-giugno 2002), mostra della quale ha curato anche il catalogo (Apollo e Dioniso Edizioni, maggio 2002). Ha curato oltre venti pubblicazioni d'arte tra monografie e cataloghi di singole mostre.
Come artista figurativo, a causa della sua parallela attività di critico, ha evitato sistematicamente di esporre, partecipando a pochissime mostre, e solo negli ultimissimi tempi: tre collettive (due alla basilica di San Celso: la prima intitolata Figura Christi, nella primavera del 2001; la seconda intitolata Artisti per la Passione, nella primavera 2002; e una alla Galleria del Barcon, sul Naviglio Grande, intitolata Ritorno alla pittura, nel novembre 2002) e una sola personale, sempre alla basilica di San Celso, nella primavera 2002, intitolata Frammenti di una passione.
 


La materia è il colore
Prezzo di copertina € 42,00
Dati 2010, 309 p., ill., rilegato
Curatore Levi P.; Patarini V.
Editore Editoriale Giorgio Mondadori

 

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Ultimo aggiornamento:  22-03-22