Pietro
Berrettini, detto Pietro da Cortona, città in cui nacque il 1º
novembre del 1597 (si spense a Roma il 16 maggio del 1669), è stato
un pittore e architetto italiano. Considerato tra i massimi
interpreti del primo Barocco, in pittura e in architettura, è autore
di alcune delle più significative creazioni del barocco romano quali
la chiesa dei Santi Luca e Martina al Foro Romano, e il Trionfo
della Divina Provvidenza in Palazzo Barberini.
"(...) Nacque a Cortona, da una modesta famiglia di muratori e
scalpellini. Fu allievo a Firenze del pittore Andrea Commodi, con il
quale si trasferì a Roma all'età di sedici anni. Qui si dedicò alla
pratica del disegno, studiando sia i monumenti antichi che le
primissime opere del nascente stile barocco, eseguite in quegli anni
da Rubens, Guercino e Lanfranco. Nel 1620 incontrò il suo primo
mecenate importante, il fiorentino Marcello Sacchetti, la cui
collezione è confluita nei Musei Capitolini, che custodiscono i suoi
primi capolavori, il Ratto delle Sabine, il Sacrificio di Polissena,
il Trionfo di Bacco. Essi contengono già alcune delle
caratteristiche peculiari della sua attività pittorica, l'energia e
il movimento di derivazione rubensiana, l'attenzione per la storia
antica, e il coinvolgimento emotivo dello spettatore.
Le prime commissioni di rilievo furono la serie di affreschi per
Palazzo Mattei raffiguranti le storie di Salomone, e dal 1625-26 gli
affreschi della chiesa di Santa Bibiana, affidatigli da Urbano VIII
Barberini. Negli anni successivi la famiglia Sacchetti gli
commissionò il restauro e la decorazione a tematica
storica-mitologica e allegorica per la Villa di Castel Fusano, oggi
Chigi. A partire dal 1630 si dedicò all'erezione della Villa
Sacchetti del Pigneto.
Seguì la realizzazione di importanti pale d'altare quali San Pier
Damiano offre la regola dell'ordine camaldolese alla Vergine (Museo
d'arte di Toledo), e la Madonna col Bambino in trono tra quattro
santi, per la cappella Passerini nella chiesa di Sant'Agostino a
Cortona, e dei monumenti funebri per il conte Montalto in San
Girolamo della Carità, e del cardinale Gerolamo Soleandri e di Bernardo Guglielmi
in San Lorenzo fuori le Mura.
La sua incidenza sugli sviluppi dell'architettura barocca fu
notevole nonostante la relativa scarsità di opere e la tendenza che
egli aveva a considerare questa attività come secondaria rispetto a
quelle pittorica. Per quanto riguarda le opere architettoniche, dal
1634 al 1650 si dedica alla realizzazione della chiesa dei Santi
Luca e Martina, usa una pianta a croce greca in cui l'asse
longitudinale è leggermente più lungo di quello trasversale,
l'interno si presenta come un unicum omogeneo e totalmente bianco
dando l'idea di grande neutralità e rigore riscontrabile anche
nell'ordine inferiore di stampo classico. Le colonne dell'interno
sono tutte ioniche, gli unici elementi decorativi sono presenti in
corrispondenza delle absidi. La volta è realizzata sia con costoloni
che cassettoni. Unisce la rigidezza classica e la fluidità delle
decorazioni rendendo evidente il suo legame con il manierismo
fiorentino.
Ebbe numerose commissioni durante il papato di Alessandro VII Chigi
(1655-1667). Dal 1656 al 1657 si dedica alla realizzazione di Santa
Maria della Pace. Si devono a lui la scenografica facciata con le
due ampie ali simmetriche ricurve, e il portico semicircolare
fortemente aggettante, e il rivestimento a stucco nell'interno.
Negli anni successivi progettò la basilica di Santa Maria in Via
Lata, dove l'angusto spazio della facciata lo spinse ad una
soluzione più severa rispetto alle creazioni precedenti, ispirata ad
un sobrio classicismo[9]. Al 1664 risalgono i progetti per la
ricostruzione del Louvre, commissionati da Luigi XIV. L'ultima
importante opera architettonica fu la cupola di San Carlo al Corso,
terminata dopo la sua morte. Fra le numerose cappelle realizzate, si
ricordano la cappella di San Francesco Saverio al Gesù e cappella
Gavotti a San Nicola da Tolentino.(...)" - da Wikipedia
In età giovanile, non ancora noto come architetto,
ebbe a disegnare tavole anatomiche di grande
espressività, che vennero stampate solo un secolo
dopo la sua morte. Sette, di quelle Tabulae
anatomicae riproducenti soggetti in pose drammatiche
e precise, potete scoprirle (o riscoprirle) su
questa pagina ma (e non potrebbe essere
diversamente) con una 'variazione stilistica'
ottenuta digitalmente: Non me ne voglia Berrettini!! |
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Ultimo
aggiornamento:
13-02-22
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